Un disco, una copertina, delle note, dei colori, un concerto, un palco, un pubblico, una strada, la stanchezza, l'allegria, la delusione, la rabbia, il lavoro. Forse un gruppo é anche questo, é uno spettacolo, noi la' che diamo spettacolo, noi sotto che ci guardiamo mentre suoniamo, ma é solo musica. Sì é libera espressione, é furia, é idee, ma sono soltanto i muri che vibrano un attimo poi tutto é finito, é di nuovo silenzio, fuori, dentro...Facciamo musica (?) ma non viviamo per questo, la musica non é il nostro fine, il fine é la vita. E' vero siamo ridotti allo spettacolo, concerti, concerti, dischi, applausi, critiche, ma tutto ciò é solo spettacolo. Torno a casa e la strada é sempre la stessa, il poliziotto sempre allo stesso posto, per strada i soliti occhi vuoti, nei visi la solita disperazione, la solita distruzione, tutti così spettatori di se' stessi.

"Si la grande marcia si avvicina al fine, ma é un motivo valido perché Franz la tradisca? Non si avvicina alla fine anche la sua vita? Deve prendere i giro l'esibizionismo di quelli che hanno accompagnato al confine cambogiano i coraggiosi medici? Che altro possono fare quelle persone se non dare spettacolo? Rimane loro qualche possibilità migliore? Franz ha ragione. Penso al redattore che aveva organizzato a Praga la raccolta di firme per l'amnistia dei prigionieri politici. Lui sapeva bene che quella azione non avrebbe aiutato i prigionieri. L'obiettivo reale non era liberare i prigionieri, ma mostrare invece che c'erano ancora persone che non avevano paura. Ciò che aveva fatto era uno spettacolo, non aveva altra possibilità. Non aveva possibilità di scelta tra azione e spettacolo. La scelta era: o dare spettacolo oppure non fare nulla. Ci sono situazioni nelle quali le persone sono "condannate" a dare spettacolo. La lotta contro un potere silenzioso (contro il potere silenzioso dall'altro lato del fiume, contro la polizia trasformata in silenziosi microfoni nel muro) é la lotta di una compagnia teatrale che ha assalito un esercito"
( M. Kundera)

Ecco la musica é finita; ti sei letto tutte le belle cose scritte qui sopra, guardato la copertina da tutte le angolazioni, e adesso? Spero proprio che tu non te ne stia lì in attesa che esca il prossimo disco auto prodotto di qualche altro gruppo sconosciuto. Non essere un consumatore!!!!!!!!
Quel mondo di esseri senza volto che ci sta attorno sa consumare tutto: macchine, gelati, nuovi volti, movimenti studenteschi e partiti radicali. Sanno commercializzare e spremere denaro da tutti (e non sto dicendo che noi siamo esclusi).
Questo disco (come tanti altri usciti in Italia in questi anni) vuole essere la dimostrazione che possono ancora esistere libertà di parola e di espressione. La condizione é saperle creare. Nessuno ti incoraggerà mai a dire ciò che pensi, anzi, cercano pure di eliminarti la capacità di pensare. Alza la testa, fai sentire il tuo urlo il più lontano possibile. Ci vogliono uccidere, stringiamo la mano a chi ci sta vicino, contiamoci, guardiamoci negli occhi, forse siamo gli ultimi a credere che "quelli che sono" un giorno vinceranno su "quelli che hanno". Non permettiamogli di chiudere il sipario.

Ringraziamo per averci aiutato nella realizzazione di questo disco: Rolf e Mampe del "Panzerknaker" studio di Lübeck, Hamster e Silvia per le foto, Salvatore e Liliana per la grafica, Giampi Framarin per la copertina, Pina per le traduzioni, Miele per le registrazioni, i Franti per l'aiuto e l'amicizia.

1996

KINA Troppo lontano

Troppo lontano
Grigio
Quando...
Questi anni
Occhi di rana
Cosa farete
Il mio dolore
It's the law
Sabbie mobili
New season
Mondo mai visto
La strada di vetri
Il nostro forte

KINA Troppo lontano